Sfilare per Gucci, il peggio di Venditti e la critica italiana di oggi

Ieri, verso l’imbrunire, mentre qui in Repubblica Ceca infuriava un primo e bellissimo temporale estivo – sì vi parlo di musica italiana mentre sono in Repubblica Ceca: il potere dell’internet – Michele Monina è uscito su Linkiesta con un pezzo su Liberato.
L’ho letto. L’ho letto bene. In poche parole dice che non ha senso porsi il problema perché la cosa riguarda solo 3 o 4 gatti, non ha senso nemmeno parlarne – però lui ne parla eccome –. Si tratta di una microcomunità (sarebbero quelli che ascoltano Liberato e più in generale la cosiddetta musica indie e che a suo dire se la cantano e se la suonano). Ma allora mi chiedo: a che pro scriverci un pezzo su Linkiesta?

Vuoi vedere che sono un po’ di più di 3 o 4 gatti? Del resto basta guardare gli ultimi post del critico musicale per accorgersi che, al momento, uno degli argomenti più importanti inerenti la musica nostrana è la scena indie. Dal 25 di marzo, quindi nell’arco di due mesi, Monina ha fatto uscire tre articoli dedicati ai gruppi indie. Perché allora, se i numeri sono così bassi, come dice lui, non parlare piuttosto dell’ultimo disco di Biagio Antonacci? O del nuovo singolo di Giorgia? Con tutto il rispetto per Giorgia, di cui però non mi è mai fregato nulla.

Lo dico da un po’ e la cosa è evidente e sotto gli occhi di tutti: gli estimatori della musica cosiddetta indie non sono pochi, anzi crescono ogni giorno che passa. Hanno tutti tra i 15 e i 35 anni. Io penso sinceramente che definire il MIAMI, come ha fatto Monina nel suo pezzo, “la grande gita di terza media dell’indie italiano” equivale a non dire la verità. Basta guardare la poderosa rassegna del MIAMI di quest’anno per rendersi conto che in vetrina c’era tutto il meglio di ciò che si può trovare nella musica italiana di oggi. I grandi assenti, che non mi metterò a citare un po’ per motivi di spazio e un po’ perché non ne ho voglia, non erano presenti al Festival perché al momento inattivi oppure al lavoro su altro. I numeri di chi ascolta questi gruppi saranno sicuramente più bassi di chi segue la scena rap – che  stimo – o dei sodali di un J-Ax o di un Rovazzi. Si sa che, soprattutto in Italia, la massa non va dove sta la qualità.

Nel frattempo mentre sotto ci sarebbe solo da piangere perché gira “Adeline” degli Alt-J ed è subito un groppo in gola enorme, rido tantissimo perché su Ebay è spuntato un fake, o almeno si spera sia tale, che ha messo in vendita un fantomatico giubbotto indossato da Liberato durante il suo primo concerto l’altra sera al MiAmi. Condizione: usato pochissimo, solo 1000€. Per sapere cosa è successo al MiAmi e capire meglio la questione di Liberato potete leggere qui. E poi volevo dirvi anche che Tommaso Paradiso ha risposto, a un mese dall’uscita, alla famosa intervista di Grazia Sambruna ad Agnelli dicendo che “Il peggio del peggio di Venditti è comunque meglio del miglior Agnelli”. A quel punto mi sono sorpreso nel vedere che anche J-Ax sia andato in loro difesa, prendendo di mira però questa volta la stampa e la critica, affermando che i giornalisti e la critica fanno hating. Ha senso dire tutto ciò? Parlar male del giornalismo in Italia oggi è sparare sulla crocerossa. Già si fa una fatica immane a camparci di giornalismo e tu ci vai pure a sputare sopra? E mentre vedo il suo video polemico su Facebook e ascolto quella voce stridula sento dentro di me un Moretti quasi inedito che dice: “Voi ascoltavate cose orrende e violentissime come J-Ax e voi siete imbruttiti. Io ascoltavo cose giuste e ora sono uno splendido trentenne”. A parer mio dell’intervento di J-Ax non se ne sentiva il bisogno, che Tommy Paradiso ed Edo Calcutta penso stiano tranqy anche “Senza”, e a me disquisire sulle affermazioni e le uscite fumate di J-Ax dà l’idea di perdere solo del tempo. Grazia Sambruna intanto, in mattinata, ha risposto a J-Ax con un pezzo su Linkiesta. Il titolo spacca: “J-Ax non sopporta l’articolo 31, cioè la libertà di espressione”.

Però, lo devo dire, di tutte queste cose mondane al limite del gossip – potrei ribattezzare questo blog Stormi2000 o Stormi3000 – interessa relativamente; io qui vi aggiorno e mi piace farlo per il semplice gusto di farlo, perché nel frattempo ci sono cose che davvero meritano.
Mentre Francesco Bianconi dei Baustelle, Lucio (Sailor Moon) Corsi e Lindo Ferretti sfilano o posano – come tre incantevoli Ferragni – indossando tappezzerie di nonna per Gucci – dimostrando a tutti di non essere solo bravi ma anche belli, belli in modo assurdo – Iosonouncane suona amabilmente in Francia, in un bellissimo tour europeo, esportando così la nostra migliore musica all’estero.

nella foto, di Silvia Cesari, uno Jacopo Incani un po’ glam sfila per se stesso

Vi lascio con una canzone uscita ieri e che, in questi giorni di ascolto ininterrotto del nuovo disco degli Alt-J, è riuscita lo stesso a colpirmi. Il nuovo pezzo di Wrongonyou: “I Don’t Want To Get Down”.