La critica musicale è morta, la critica letteraria pure e anche io non mi sento molto bene

La settimana scorsa mi avete letto in tanti. Non sono per niente abituato ai numeri con tre zeri. E mi sta venendo un’ansia che nemmeno Contessa con il nuovo album che non esce mai. Non potete capi’.
Il titolo di questo nuovo post su Stormi è ispirato ovviamente alla famosa massima “Dio è morto, Marx pure e anche io non mi sento molto bene” di Eugène Ionesco, tra l’altro erroneamente attribuita, negli anni, a Woody Allen (non lo sapevate nemmeno voi, dite la verità).
Il punto potrebbe essere amabilmente sintetizzato in una semplice domanda: a cosa serve dare un giudizio sulle cose quando tutto può essere sostituito in qualunque momento da qualcosa di apparentemente nuovo e migliore?
Il fatto che la critica sia morta è ormai lampante come la luce del sole. E parlo di tutta la critica: musicale, letteraria, cinematografica. Si salva forse ancora quella artistica perché in mano ad un’élite: argomento, l’arte contemporanea – nel senso di quella che si produce nel presente –, di cui purtroppo non frega più niente a nessuno.
La conferma dell’inutilità della critica potrebbe arrivare da una domanda e dalla risposta che mi dareste. Quante recensioni di film, musica o libri leggete ogni settimana? Se dite che le leggete i casi sono due: o avete un lavoro che c’entra con le recensioni in questione del tipo che siete giornalisti, avete un’etichetta o una casa editrice, lavorate in un ufficio stampa, etc., o siete uno scrittore o una band emergente che ha spammato in giro fino alla morte.

Liberato – che ha fatto parlare tanto di sé la settimana scorsa della sua prima apparizione live al Club to Club (qui il post di riferimento, per chi non lo avesse letto) – nelle sue canzoni scrive di questo dramma (perché di vero e proprio dramma infatti si tratta). Sto parlando del problema della memoria.
Tu t’e scurdat’ ‘e me”, dice. O anche “Nove maggio m’è scurdat’”. A memoria. In francese “par coeur”. Letteralmente “dal cuore”.
Quando ci dimentichiamo di qualcosa, la stragrande maggioranza delle volte si tratta di qualcosa che ci interessa poco. Quando si hanno troppe cose poi è normale che si perda l’abitudine a ricordare. Ricordare significa dare alle cose la giusta importanza.

Il problema del ricordo si lega indissolubilmente al problema della scelta. Il ricordo stesso è una scelta. Se ricordiamo è perché abbiamo deciso, consciamente o inconsciamente, che quel qualcosa è importante per noi. Io me lo chiedo spesso: nel 2017 siamo ancora capaci di scegliere? Forse no. O semplicemente nessuno ci ha mai realmente educato a farlo.
C’entra la società borghese? Come direbbe Godard ne “Il mio Godard (Le redoutable)” di Michel Hazanavicius, film che ho visto e che mi è pure piaciuto. Il fatto che abbiamo tutto e non ci manca nulla? Una cosa è certa: il panorama delle possibilità di scelta in questo tempo è prossimo all’infinito. Sarà sicuramente retorica la mia, o morale, non ne ho idea. So però che tutta questa insicurezza e indecisione, spesso ci fa star male e ci fa sentire dannatamente soli. Somiglia così tanto al rumore di fondo di un locale affollato. Riconoscere le voci degli amici è sempre molto difficile, tanto che se si vuole parlare si cercano giustamente posti silenziosi. In cinquecento in mezzo al rumore si è più soli che in due nel silenzio.

Ogni giorno mi arrivano un sacco di mail o messaggi privati su Facebook di nuove band, piccole etichette indipendenti o cantautori italiani che ci provano. Nel tempo ho imparato a far presto.

Ho visto troppa gente in questi sette anni
Per scegliere qualcuno
Ci ho messo dieci secondi.

Motta lo dice nella sua “La fine dei vent’anni”. Ed è talmente vero che fa venire la pelle d’oca.
Io ogni settimana mi alleno a scegliere. Dovrebbe essere qualcosa che si fa come lo sport tutte le settimane. Esercitarsi a scegliere ti insegna a decidere cosa ti corrisponde e cosa no. Questo esercizio può essere fatto anche con le persone.

Siete in tanti a scrivermi. Molti mi chiedono un giudizio, positivo o negativo che sia, sulle vostre cose. Non importa, mi dite. Ed è bello che sia così. Anche se a volte siete strani e non vi capisco. Come quando vi dico che avete scritto un pezzo di merda, vi menziono nel post, mi mettete like perché vi ho menzionato, poi alla sera leggete finalmente il pezzo, vi rendete conto che non mi siete piaciuti e togliete il like. Sembrerebbe che mettere like senza leggere o aprire i link sia ormai un modo di essere più che di agire.

Ci sono cose uscite questa settimana o da poco che sono davvero notevoli.
Un esempio. Andrea Poggio uscito da pochissimo con “Addormentarsi”. Ci sento dentro tanto Morgan e Bluvertigo che forse, non so, penso al passato, a quando c’era il video di “Sovrapensiero” su Mtv, piango e quindi, niente, mi piace. Tanto.

Un altro grande che promette benissimo: Gastone. Se ne era già sentito parlare, perché lui era nei Jumping the Shark. E se ne sentirà parlare, di sicuro.

Carini i Deadline-Induced Panic con “Wednesday”, anche se non mi entusiasmano. Una via di mezzo tra l’enorme Birthh e gli M83. Ma qualcosa di buono intravedo.

Menzione di merito per Megha con “Roma dorme (prod. Frenetik & Orang3)”, anche se uscita da più tempo.

Lui invece si chiama TAVO, il pezzo s’intitola “Prima Elementare”. Non è che mi faccia impazzire, perché un po’ deboluccio. Però almeno è simpatico. E magari più avanti ci si potrebbe aspettare qualcosa di un po’ più maturo.

Bravissimi i Montag. Usciti pochi giorni fa con “So che se torni”. Che parlano, tra l’altro, anche di paure: “Non so mai cosa è giusto fare. Sbaglio i messaggi. Sbaglio le scale”.

Non per niente dietro c’è la produzione di mister Alessandro Baronciani.

Oppure ancora Lenostrepaure con “La presa”, uscita da non molto. Ci sento dentro i Management del dolore post-operatorio. Se non altro nei testi meritevoli, tra l’altro incredibilmente in tema con questo post.

Cosa perderemo delle nostre memorie?
Tu cosa perderai dalle tue abitudini?
Cosa lasceremo con questi quattro accordi?
Cosa ti rimarrà di queste storie?

O la nuova dei Belize, “Superman”. Da non perdere.

Dopo tante novità degne di nota, di seguito invece i bocciati di questa settimana, e voglio far presto inglobandoli tutti insieme in un unico blocco finale.

Un certo Buva con “Libera”, uscito un paio di settimane fa. Davvero troppo classicone. E con un testo al limite del banale. Cliccate qui se volete darmi ragione.

The Leading Guy con “Times”, uscita qualche giorno fa. Che pare piaccia tanto e davvero non mi spiego perché. Sembra Marcus Mumford che ha mollato i Mumford e si è messo con Of Monsters and Men o i The Lumineers. Qui se volete approfondire.

Poi c’è un clone di Nevruz. Che bei ricordi. Nevruz. Malaoria si chiamano. Era davvero necessario tutto questo?

Che fantastica storia è la vita, diceva il peggiore Venditti. Lui si chiama Salvario e non mi entusiasma neanche un po’. Anche lui parla di salite. La canzone è “Una parte di me”, quindi non solo Venditti ma pure un po’ Levante. No, davvero non ci siamo.

Poi ci sono quelli, come Leonardo Angelucci, che cercano di sembrar cantautori fighi impegnati ma moderni, e però fanno una fatica boia. E viene fuori una specie di fusione brutta tra Cristicchi e Caparezza (e pure Fabi dal momento che il brano si chiama “Capigliatura”. Anche se a tratti mi sta pure simpatico, non mi piace. Sarà per tante soluzioni, sia di testi sia di arrangiamenti, fin troppo scontate.

Oppure i nostalgici. Tipo i Former Friends che con “Sister Have Mercy”, uscita qualche giorno fa, sbarcano direttamente dai primi del 2000. Bravi eh. Ok, certo. Che figata i primi anni del 2000. Nostalghia. Tristesse. I bei tempi andati. A parte il fatto che la band forse nei primi anni 2000 probabilmente faceva le elementari. Però, a una certa ecco, anche basta no?

O ancora i Sick Tamburo tarocchi da matrimonio. Si chiamano FLAT FIFTY e la canzone “No panic!”. Nel video al quarto minuto ci sono pure due in calzamaglia nera che fanno esercizi posturali. Per confermare ancora di più ciò che ho detto sopra: una specie di brutta copia del video “Un giorno nuovo” dei (sempre siano lodati) Sick Tamburo.

E mentre potreste ascoltarvi due ultime uscite interessanti come i Kaufman con il nuovo disco “Belmondo” e i Gomma con il ben fatto ep “Vacanza”, vi lascio con due bonus track finali per rifarvi la bocca.

Di Frah Quintale “Accattone (Maiole Remix)”.

E assolutamente ascoltatevi il nuovo mashup di PSNZZT, quelli di “Felicità moderat” , per intenderci, il mashup Albano e Romina & Moderat. Questa volta alle prese con Stranger Things & Calcutta in “Stranger CalcutthingS”.

A poco a poco soffrirò sempre di meno e ricorderò sempre di più”.
Lo dice Cortázar. Ed io sono d’accordo con lui.