Ho sempre avuto un rapporto non facile con le classifiche. Credo si tratti, banalmente, di un trauma infantile. Se ci penso mi prende ancora un po’ di sconforto, nonostante siano passati tanti anni. Di sicuro ve le ricordate anche voi. Parlo delle classifiche di bellezza tra compagni di scuola.
Il sottoscritto regolarmente si trovava in un range compreso tra il quartultimo e il penultimo posto. Solitamente, è chiaro, su una quindicina di maschi.
Primi, manco a dirlo, erano i soliti fighi della classe, quelli che facevano tennis a 12 anni e che avevano già dei polpacci e degli addominali da quarantenni.
Ora non posso di certo dire di essere un figo oggi, ad ogni modo non ho mai avuto particolari problemi con le ragazze, né ho subìto casi eclatanti di rifiuto. Negli anni a venire, come nelle fiabe più scontate, la bruttezza si è lentamente trasformata in disagio, poi in carisma, finché anche l’ultimo barlume di antiestetica si è sciolto come neve al sole, trasformandosi in autocoscienza.
Qualche giorno fa ero in autostrada. Imbocco l’uscita che dovevo prendere e arrivo al casello. Abbasso il finestrino, mi volto e lo vedo. Davanti a me si presenta una visione a dir poco inquietante. Lui. Il tennista. Il figo della classe. Pochissimi capelli in testa, barba da pomeriggio, pappagorgia da cinquantenne, evidentemente sovrappeso, da sotto s’intravedeva una discreta panza da birra. La maglietta sdrucita che indossava, troppo corta, lasciava intravedere peli e ombelico.
Faccio finta di niente e cerco di celare la placida soddisfazione che quella scena mi provoca. Lui ovviamente non si ricorda del ragazzetto sfigato e magrolino che non parlava mai, con evidenti problemi ossessivi compulsivi, asperger e di disagio sociale.
Ora cercherò di vivere queste sette classifiche nel modo più sano e meno infantile che potrò. Del resto le classificazioni o le si affronta con il giusto approccio critico, altrimenti è tutto inutile. Anzi fors’anche deleterio.
Nella mente le parole illuminanti di Kafka: “l’unica capace di giudicare è la parte in causa, ma essa, come tale, non può giudicare. Perciò nel mondo non esiste la vera possibilità di giudizio, ma solo un riflesso”.
Le categorie sono nove e non avrò bisogno di argomentare. Più che altro perché il tutto è davvero molto personale e i criteri di giudizio sono vari.
Ad esempio nel caso in cui un disco sia autoprodotto cercherò, come naturale che sia, di essere più clemente che con un disco prodotto da Leo Pari.
La prima categoria: i migliori venticinque album italiani del 2017.
- Giorgio Poi – Fa niente
- Carl Brave x Franco126 – Polaroid
- Colapesce – Infedele
- Frah Quintale – Regardez Moi
- Fine before you came – Il numero sette
- Le luci della centrale elettrica – Terra
- Gazzelle – Superbattito
- Germanò – Per cercare il ritmo
- Management del dolore post-operatorio – Un incubo stupendo
- Sick Tamburo – Un giorno nuovo
- Galeffi – Scudetto
- Gomma – Toska
- Baustelle – L’amore e la violenza
- Coma Cose – Inverno ticinese
- Giorgieness – Siamo tutti stanchi
- Colombre – Pulviscolo
- Brunori Sas – A casa tutto bene
- Havah – Contravveleno
- Cosmetic – Core
- Coez – Faccio un casino
- Fast animals and slow kids – Forse non è la felicità
- Andrea Laszlo De Simone – Uomo Donna
- Edda – Graziosa utopia
- Gazebo Penguins – Nebbia
- Pinguini tattici nucleari – Gioventù brucata
Menzioni a parte:
Lucio Corsi – Bestiario musicale
Cesare Cremonini – Poetica
Ghali – Disco (in realtà Album)
AA.VV. – It’s Only Thrill And It’s Tomorrow per V4V-Records anniversary
La seconda: i migliori quindici album stranieri del 2017.
- Alt-j – Relaxer
- Mac Demarco – This old dog
- Lana Del Rey – Lust for life
- St. Vincent – Masseducation
- The xx – I see you
- Fleet Foxes – Crack-up
- Kendrick Lamar – DAMN
- Björk – Utopia
- Cigarettes After Sex – Cigarettes after sex
- Phoenix – Ti amo
- Feist – Pleasure
- Grizzly Bear – Painted ruins
- The War on Drugs – A deeper understanding
- The National – Sleep well beast
- Angel Olsen – Phases
Menzione a parte: Lorde – Melodrama
La terza: i migliori cinque album italiani in inglese del 2017.
- John Canoe – Wave traps
- Yombe – Goood
- Dags! – Snowed in / Stormed out
- Tiger! Shit! Tiger! Tiger! – Corners
- Mòn – Zama
La quarta: le migliori venti canzoni italiane del 2017.
- Liberato – Tu t’è scurdat ‘e me
- Giorgio Poi – Il tuo vestito bianco
- Carl Brave x Franco126 – Solo guai
- Frah Quintale – Nei treni la notte
- Carl Brave x Franco126 – Lucky Strike
- Liberato – Nove maggio
- Colapesce – Maometto a Milano
- Management del dolore post-operatorio – Naufragando
- Giorgio Poi – Niente di strano ex equo Tubature
- Sick Tamburo – Un giorno nuovo
- Galeffi – Occhiaie
- Germanò – Grace
- Pop X – La prima rondine venne ier sera
- Gazzelle – Nmrpm
- Ghali – Happy days
- Gigante – Guerra
- Fast animals and slow kids – Forse non è la felicità
- Coma Cose – Anima lattina
- Lo Stato Sociale – Niente di speciale
- Coez – E yo mamma
La quinta: i migliori quindici esordienti del 2017.
- Liberato
- Carl Brave x Franco126
- Gazzelle
- Coma Cose
- HÅN
- Montag
- Gigante
- Andrea Poggio
- San Diego
- Germanò
- Galeffi
- I Botanici
- Gomma
- ENNE
- Gastone
Menzione a parte (non essendo poi così tanto esordienti): Tante Anna
La sesta: i tre dischi del 2017 che sarebbe stato meglio non fossero usciti.
- Levante – Nel caos di stanze stupefacenti
- Voina – Alcol, schifo e nostalgia
- Cristallo – Cristallo
La settima: le cinque migliori etichette indipendenti del 2017.
- Bomba Dischi
- V4V
- Maciste Dischi
- To Lose La Track
- La Tempesta
L’ottava: i cinque video più belli del 2017.
- Calcutta – Del verde (Francesco Lettieri)
- Liberato – Tu t’è scurdat ‘e me (Francesco Lettieri)
- Sick Tamburo – Un giorno nuovo (Stefano Poletti)
- Giorgio Poi – Tubature (Francesco Lettieri)
- Motta Del tempo che passa la felicità (Francesco Lettieri)
La nona: i cinque album nuovi che non si decidono a uscire.
- I Cani
- Calcutta
- Liberato
- Maria Antonietta
- Mary in June
Questa settimana non è uscita molta roba.
Concludo, come sempre, con i promossi e i bocciati.
Mi convince abbastanza Kit di Pronto Soccorso con “NicoTina”, nonostante l’impostazione abbastanza classica e lievemente già sentita.
Promette benissimo invece Dorso con “Solo”, nuova scommessa di 42Records. Da tenere rigorosamente d’occhio.
Mi è piaciuto molto anche l’ultimo video di Gomma “Falò”, nuovo singolo tratto dall’ep “Vacanza”.
Chiudo con Noan “Persa”, che nella sua freddezza lascia invece tanto caldo dentro.
Il bocciato, uno su tutti, Gazzelle con “Meglio così”.
Ricordavo assolutamente, come segnalato in questo commento su Youtube, la versione solo piano, fatta in casa. Molto migliore di quella riarrangiata e fatta uscire pochi giorni fa.
Temo vagamente per le sorti di Gazzelle.
Vi ricordo che Stormi ha anche una pagina Facebook, un canale Instagram nuovo di pacca e una playlist su Spotify in cui metto tutto quello che di valido segnalo.
Attendo ora, come in ogni presa di posizione che si rispetti, di essere lapidato sulla pubblica piazza. Tanto, come normale che sia, nessuno terrà conto che si tratta di opinioni e in quanto tali soggette a un giudizio tendenzialmente parziale.
Il grandissimo Gesualdo Bufalino – che se non conoscete vi invito a leggere, iniziando ad esempio con “Diceria dell’untore” o “Le menzogne della notte” – scriveva “Fra imbecilli che vogliono cambiare tutto e mascalzoni che non vogliono cambiare niente, com’è difficile scegliere!”.
Credo che il più delle volte si sia tutti al tempo stesso imbecilli e mascalzoni, in modo identico e a fasi alterne.
Non facciamo l’errore di giudicarci noi, che saremo sempre o troppo intransigenti o troppo clementi con noi stessi.
Lasciamo siano gli altri a dirci chi siamo.
Ad esempio qualcuno che ci vuole bene davvero.