Scontro tra titani (dell’hype): Calcutta vs Michele Monina vs Chris Cornell

Una serie di sfortunati strani eventi si sono succeduti in questi giorni sul versante indie. Coincidenze? Io non credo.

1) Si sparge la notizia che Tommaso Paradiso e Levante saranno giudici a X-Factor.

2) Manuel Agnelli (tipo il giorno dopo) sentenzia in un’intervista su Linkiesta che la musica italiana attuale fa schifo.

3) Si viene a sapere, non so bene da chi, che la notizia di Tommaso Paradiso e Levante giudici a X-Factor è una bufala. Vogliamo ricordare però che anche la presenza di Manuel Agnelli come giudice a X-Factor era stata considerata – almeno i primi giorni dell’annuncio – a suo tempo una bufala. E a me l’intervista di Agnelli contro la musica indipendente italiana attuale mi sa da non casuale strana reazione rosicante, quindi non escluderei sorprese nei prossimi mesi.

4) Qualche giorno dopo compare la notizia che i Thegiornalisti saranno ospiti da Maria De Filippi. Questa volta però sembra non essere una bufala.

5) Contemporaneamente i Thegiornalisti annunciano il sold out al Palalottomatica di Roma e al Mediolanum a Milano. Il critico musicale Michele Monina annuncia su Twitter e Facebook un articolo dal titolo: “Completamente sold out stocazzoPare ci fosse anche un post di Monina su Twitter in cui smentiva i sold out dichiarati dai Thegiornalisti, ma al momento non risulta più reperibile, restano tracce della sua esistenza soltanto nei commenti di qualche utente che fa notare che i post sono stati forse cancellati. Mancano però prove al riguardo.

6) Ieri sera Calcutta pubblica un post sulla sua pagina chiedendo se c’è qualcuno che vuole gestire i suoi Social.

7) Questa mattina viene annunciata un po’ ovunque la notizia della morte di Chris Cornell.

A questo punto una riflessione è doverosa.
Premetto che, come ho scritto su Facebook, sono molto addolorato per questa perdita, e mi sono sentito diviso tra lo sconcerto nel rendermi conto che qualcuno non aveva mai sentito parlare di Chris Cornell prima e il fatto – sia pur verissimo – che il sottoscritto non ascoltava una cosa di Cornell dal 2002.
L’unica constatazione che resta vera però, in tutto questo marasma retorico, è che Cornell, insieme a Mike Patton, John Frusciante, Kurt Cobain e Eddie Vedder (ma anche gli altri, purtroppo morti illustri, del grunge Andrew Wood, Layne Staley, Scott Weiland) rappresentano la mia adolescenza e quella di molti della mia generazione. E non dimentichiamoci di Mark Lanegan.
Non mi trovo per nulla d’accordo con chi ha scritto in queste ore che la musica attuale è qualitativamente minore rispetto a quella di un tempo. O che gli adolescenti degli anni ’90 erano più fortunati e carichi di valori positivi degli adolescenti di oggi. Prendendo in prestito le parole preziose di Ferdinand de Saussure mi viene da dire che “Tout se tient”. Credo fermamente che non ci sia un meglio o un peggio. Non esiste infatti musica migliore o musica peggiore. Esiste un pubblico che la ascolta e la segue. Esiste un’esigenza, manifesta in quel pubblico. E non esiste una generazione più fortunata di un’altra o un periodo storico migliore di un altro. Esiste secondo me un contesto, una storia e l’uomo che ci vive dentro e si muove di conseguenza. Se no si corre il rischio di dire cose tipo: “Qui una volta era tutta campagna”. Riflessioni che non porteranno mai da nessuna parte. Perché la percezione che abbiamo del presente dipenderà sempre dal contesto e dal momento storico in cui nasciamo e viviamo.
Ok, fine del pippone antiretorico.


6) Per riprendere il corso degli eventi – dopo l’uscita del Calcutta nazionale sul suo Facebook, in cui chiedeva ai propri fan se ci fosse qualcuno disposto a gestirgli i Social – oggi Monina, puntuale come un orologio svizzero, pubblica l’articolo su Linkiesta che ha come sottotitolo “In un mercato discografico in crisi ecco lo stratagemma per riempire location grandi e prestigiose, usato da chi non avrebbe i numeri per farlo. C’entrano gli spazi, c’entra un ticketing “disinvolto”. Ma non solo”. L’articolo s’intitola: “Completamente sold out stocazzo” e allude ovviamente ai Thegiornalisti, citando il titolo del loro ultimo album.

Ho visto gente nell’internet, nei giorni scorsi e in queste ultime ore, scannarsi sui sold out di Thegiornalisti e di Levante all’Alcatraz di Milano. Gente pubblicare foto del palazzetto, litigare e valutare a occhio – tra grandangoli ed equilibrismi vari – il numero delle persone. La domanda è una sola: perché?

7) Per fortuna che c’è Calcutta però, che con il suo account personale, in una modalità che non gli appartiene – tanto da far sospettare al sottoscritto che dietro ci possa essere, chissà, un Social Media Manager – allontana la tristezza per Cornell e per questa critica musicale odierna tutta concentrata sui numeri trollando allegramente, con un sacco di commenti spiritosi, Michele Monina sul suo profilo personale. Peccato che non si possano pubblicare le screenshot perché fanno riderissimo. Mentre accadeva tutto questo, una lunghissima serie di RIP continuava ad avvicendarsi sui Social.
Io nel frattempo – come sottofondo, per sdrammatizzare – ascoltavo queste tre bellissime cose uscite da poco:

La deriva romanaCoez. Bellissimo questo nuovo album prodotto da Niccolò Contessa. Sarebbe bello anche sentire queste canzoni coverizzate da I cani un giorno.

La deriva napoletana: Liberato. Anonimo come Daft Punk o The Bloody Beetroots. Praticamente un po’ l’Elena Ferrante della musica indie italiana/napoletana. Bravissimo. Presto uscirà una mia recensione su Rocklab.

La deriva Ius soliGhali. Le prime avvisaglie del disco d’esordio del rapper italo-tunisino fanno più che ben sperare.

Ora mi fermo qualche attimo. Nella testa le parole di Ghali:

Il disco esce a giorni e non ho scritto un c-
Spacchi solo quando te ne sbatti il c-
Ok lo devo ammettere mi stai sul c-
Come chi applaude all’atterraggio

Io non vado a dormire prima delle tre
Poi mi sveglio e mi chiedo il sole dov’è
E non vengo alla tua festa, no, non è un granché
Tanto non mi fanno entrare ho la ragazza nerd

Penso al fatto che i componenti della scena crossover/funky come Faith No More, Red Hot Chili Peppers e Jane’s Addiction sono ancora tutti vivi e vegeti. Poi penso a lui, all’Iguana, penso a Iggy Pop – più vivo che mai – che dall’alto dei suoi 70 anni, compiuti il 24 aprile scorso, terrà un concerto gratuito al Medimex di Bari.