Le luci della centrale elettrica – Estragon – 21/04/17

Un sacco di problemi per arrivare a un fottuto cancello aperto. Sembrerò scemo a farci caso, ma ho notato che tantissima gente segue il navigatore per raggiungere l’Estragon di Bologna. E il navigatore porta ancora agli ingressi del Parco Nord, che ora, non si sa perché – o forse non lo so io –, sono stati chiusi. Parlo con chi gestisce il locale: penso sinceramente che se tenete aperta solo un’entrata per far pagare quei 2€ di parcheggio siete delle persone cattive.

Vedere Le luci della centrale elettrica però, per fortuna, è sempre, ogni volta, un’esperienza al limite del mistico e che vale qualunque disagio. Vale anche il setaccio, da parte dei gorilla, a cui chiunque è sottoposto prima di entrare. Se hai una fotocamera reflex o compatta che sia, per dire, “devi lasciarla al guardaroba” – e sono altri 3€ – oppure “riportarla in macchina”. Ché se fossi in uno della security prenderei probabilmente in considerazione l’idea di creare un business parallelo di fotocamere rubate dalle macchine di chi va all’Estragon.

Ok, il momento polemico è finito. Torno a parlare di musica.

Vasco Brondi in questo tour sembra in gran forma e il fatto che suoni, come dice lui, “tutto il disco nuovo di fila” e che questa sia “una cosa impopolare, che non fa nessuno” gli fa molto onore. Ogni tanto parte con le sue digressioni emotive e anche se a volte pensi stia esagerando, che sia forse troppo viscerale o prolisso, lo accetti così. Gli vuoi bene. Perché volente o nolente, con le sue parole e quei testi a tratti sentimentali e un po’ criptici, è come ti avesse scavato un solco dentro, in quel modo netto che, mentre stai vivendo e ti capitano le cose, lui c’è, come se quello che vivi tu l’avesse vissuto un po’ anche lui. Io per esempio penso a questo quando ascolto le canzoni di “Terra”.

Poi c’era Giorgio Canali e quando è arrivato sul palco e hanno cominciato a suonare insieme – e si sa, non è la prima volta – mi sono commosso, perché sentire una versione così figa di “Fuochi nella notte” dei C.S.I., dài, come fai a restare indifferente? Sarà l’aria primaverile bolognese, sarà che Vasco sembra molto soddisfatto di questo disco, sarà che quasi due ore piene di concerto oggi non capitano spesso – sempre più artisti suonano un’ora scarsa –, saranno tutte queste cose insieme – e molte altre che adesso non mi ricordo – ma in pratica, quando finisce tutto, hai un sorriso enorme stampato sulla faccia. E alla fine ti ritrovi a pensare una volta di più: “così vanno le cose, così devono andare”.