Primo maggio, stonature e quel figo di Tommaso Paradiso in “Pamplona”

Nemmeno il tempo di riprendersi dal Corriere.it che, parlando del concertone del Primo Maggio, scrivela band Stato Sociale” –  la mancanza lacerante dell’articolo “Lo” è prova del fatto che ormai il giornalismo culturale in Italia è morto, almeno fino al giorno in cui sarà in mano ai soli stagisti non pagati –  che in questi giorni sul fronte musica indipendente italiana sono successe molte, moltissime cose.
Il buon Nanni Moretti gridava “Parlo mai di neuropsichiatria? Parlo mai di botanica? Parlo mai di algebra? Io non parlo di cose che non conosco!”: troppo spesso infatti ci si dimentica che il mestiere del giornalista è, prima di tutto, informarsi su qualcosa e, solo allora, parlarne – nemmeno il tempo quindi di riprendersi dai postumi da concertone del Primo Maggio e dalle polemiche fisiologiche che sempre scaturiscono subito dopo – ogni anno, diciamocelo, è una specie di sagra della musica male assortita – ed ecco uscire il nuovo video di Fabri Fibra e ThegiornalistiPamplona” che, mostrandoci un Tommaso Paradiso circondato da ragazze succinte o nei panni di Enrico Mentana alla conduzione del TG La7, rimette tutto in discussione.

In attesa di pubblicare, nel prossimo post, l’agenda di maggio – per chi si fosse perso quella di aprile la può trovare qui – con le nuove uscite, le cose da non perdere, gli ultimi ascolti e le recensioni pubblicate in questo periodo, ripenso alle inutili polemiche di questi giorni, come quelle sulle stonature dei vari Lo Stato Sociale, Ex-Otago, Le luci della centrale elettrica, Motta. Un amico mi fa giustamente notare che se è Bob Dylan a stonare allora va tutto a meraviglia. Io ci sono stato a sentire Bob Dylan nei primi anni del 2000 in un palazzetto a Ravenna. Un concerto terrificante. Ogni canzone era riarrangiata – comprensibile per carità, visto il fatto che sia condannato a suonare le stesse canzoni da più di sessant’anni – e posso confermare sul fatto che stonasse e stoni ancora. Ci tengo a precisare che qui non voglio, nella maniera più assoluta, giustificare la stecca, credo però che teorizzarne addirittura un filone, concependo una cultura della stonatura nella musica indipendente italiana, come molti giornalisti e critici musicali hanno scritto in questi giorni, sia quantomeno un’operazione sterile. Il capostipite, secondo i sostenitori di questa tesi, sarebbe Vasco Brondi, che avrebbe fatto della stonatura la sua cifra e che le altre band e artisti corrano dietro di lui, come cagnolini, a tentare di imitarlo.

Se c’è un fatto è che al concerto del Primo Maggio erano quasi tutti ragazzini o al più disoccupati – fattore spaventoso se si considera che il concerto è dedicato ai lavoratori italiani – e che stonare non è più di sinistra, come lo era quando stonava Dylan. Per quanto riguarda il concerto, si sa, è una istituzione, e giusta o no che sia, come tutte le istituzioni puzza di vecchio. Queste operazioni titaniche oltre a non far gustare per nulla la musica a chi vi partecipa – solitamente difatti io me ne sto a casa e me lo vedo alla tv – distoglie e distrae dalle cose nuove e valide che si stanno facendo apprezzare in questi ultimi mesi e dagli eventi paralleli avvenuti in questi giorni come: Colombre in concerto al Covo a Bologna, il fantastico tour in corso di Gazzelle, i Management del dolore post-operatorio che, insieme agli Afterhours e ai Voina, pare abbiamo fatto il concerto della vita a Pescara nell’anticoncertone del Primo Maggio o come Giorgio Poi che suona in una chiesa Valdese e il giorno seguente su Facebook, con tanto di foto di lui che svetta sull’altare, scrive: “Ieri in chiesa è stato bellissimo”.

L’emblema di tutto, in questi tempi, è proprio chi del giudizio se ne frega. Come Tommaso Paradiso che è ormai praticamente ovunque, e nel video “Pamplona” insieme a Fabri Fibra – uscito da poche ore, si può vedere in anteprima qui o sul tubo qui – si prende in giro da solo, circondato da ragazze copertina – forse sta festeggiando il disco di Platino assegnato il 2 maggio al singolo “Completamente” –: non sono passate nemmeno due settimane dalla sua intervista per Vanity Fair in cui lanciava l’appello “cercasi ragazza normale – no attrici, no modelle, no cantanti” che ha già cambiato idea, ma noi gli vogliamo bene così com’è. O come Calcutta che si fa ritrarre da Francesco Lettieri nel video uscito qualche settimana fa di “Del verde”, in cui compare a Cortina d’Ampezzo, totalmente fuori contesto, e si guarda spaesato, a disagio tra la gente o mentre una volante dei Carabinieri gli passa davanti. E qui una nota di merito a Francesco Lettieri è doverosa: i suoi videoclip sono belli in modo assurdo. Solo per citarne alcuni: Motta “Del tempo che passa la felicità” e “La fine dei vent’anni”, Thegiornalisti “Sold out” e “Completamente”, Giorgio Poi “Tubature” e “Niente di strano”, Calcutta “Del verde”, “Oroscopo” e “Cosa mi manchi a fare” o Fast animals and slow kids “Coperta”. Perciò capisco bene se ascoltando Levante live al concertone venga da pensare a Meg dei 99 Posse o se guardando Brunori non si possa far altro che pensare sia diventato ormai uno dei grandi (anche se a me, lo dico con affetto nei confronti di un’artista che possiamo considerare un po’ come il nonno dell’indie italiano, è sempre piaciuto il giusto), ma nella maniera più assoluta non si può dire che chi sta sul quel palco non sappia suonare o non abbia coscienza di ciò che fa e nemmeno, per rispetto a tanti artisti che ci mettono anima e corpo ogni giorno, che debbano cercare un’altra forma d’arte per esprimersi.

Meno male che poi c’è Cattelan, che come un novo Fabio Fazio si è eretto ad alfiere dell’indie nostrano. Non sarà come il Tonight Show di Jimmy Fallon o il Late Show di David Letterman ma ci sta bene così.
Anche se, a ben pensarci, l’indie in tv s’era già visto da Nicola Savino a Quelli che il calcio.