Liberato, Giancane, Asia Ghergo, Cremonini e del perché il mio barbiere è differente

Oggi resto a casa. Lo scotto da pagare per il cambio di stagione, per me, è sempre troppo alto. Sono acciaccato, stanco e forse ho pure un po’ di febbre. Se non bastasse lunedì mattina sono stato a fare gli esami del sangue e l’infermiera, molto probabilmente, deve avermi perforato un nervo del braccio. È quasi passata una settimana ma i dolori alla tensione e il movimento limitato non accennano a sparire. Volutamente, in sottofondo, e per caricare la drammatica situazione di ulteriore ansia, ho messo “Theme from cameretta” de I cani (l’attesa per i nuovi dischi de I cani e di Calcutta si fa sempre più estenuante). Fuori dalla finestra un muro di nebbia padana avvolge qualunque cosa e non risparmia nessuno.

Mi piace l’autunno ma, come si dice, non ci vivrei. So che tra di voi ci sono pazzoidi filoislandesi che hanno come gruppi prefe i Sigur Rós, i múm, le Amiina o Ólafur Arnalds, viscerali amanti dell’inverno. Bellissimo “Heima”, bellissima “Hoppípolla”, bello tutto, ma fosse per me ci sarebbe una temperatura esterna perenne compresa tra i 24 e i 28 centigradi.
Avrei bisogno di una vacanza in un paese tropicale. Oppure potrei trasferirmi alle Canarie. O più semplicemente uscire di casa, sfidare la nebbia, e raggiungere il mio barbiere.

Nel piccolo locale del mio barbiere c’è una temperatura tropicale costante. Non c’è il mare come alle Canarie, ma Rubens, così si chiama il titolare, è molto meglio di qualunque villaggio turistico alternativo e ha ottimi gusti musicali.
È originario di Biella (TO), faceva il sub professionista e per amore si è trasferito nella Bassa padana. Ogni volta che ci vado ci si ripromette di organizzare grandi festival indie, per sfruttare al meglio gli ampi spazi della piccola città della Romagna dove entrambi viviamo.
Ogni volta si conclude che l’operazione è troppo costosa e che nessuno, dai piani alti, darebbe mai l’ok per avviare il progetto. In sottofondo, per intenderci, mentre gli parlo, ci sono gli Arcade Fire.
Il negozio del mio barbiere si chiama Mustacchi ed è la mia piccola Gran Canaria locale, raggiungibile comodamente in quattro minuti di bici.

Pensando a Rubens e al suo negozio mi sta tornando il buonumore. Il grande regista Ettore Scola una volta, in un’intervista, disse: «Appartengo a un mondo in cui il lettino dell’analista aveva sede dal barbiere e alle nevrosi si rispondeva con la passione». Oltre a Rubens forse dovrei ringraziare anche quel talento indiscusso che è Giancane, uscito ieri con un nuovo commovente brano: “Disagio”, con un video costituito da una raccolta di imbarazzanti stories Instagram di sconosciuti.

Nel brano si racconta dell’evidente disagio che l’attuale generazione sta vivendo, anche a causa di un uso morboso dei Social Network.

Non sono moltissime in realtà le nuove uscite nel mondo indie – quelle meritevoli di citazione intendiamoci – di questa settimana. Su tutte vi segnalo che il 4 novembre Liberato ha cantato live al Club to Club Festival a Torino. Questa volta, a differenza del MI AMI, sul palco non sono saliti Calcutta, IZI, Priestess e Dj Shablo – oppure come dicevano, ci saremmo trovati Emanuele Cerullo, autore dei testi, che qualcuno ha detto si trovasse in quel di Torino, Livio Cori alla voce e Pier Rovellotti come producer – e l’arcano resta ancora insoluto e ben custodito da Francesco Lettieri magister e Cazzimmabrothers.

foto di Alessandro Plantamura

foto di Raffaele Zar

Aggiornamento del 05/11/2017: A quanto pare fonti imprecisate assicurano che, nonostante la vicinanza al palco, fosse impossibile vedere il volto di Liberato. Ovviamente fumo ovunque e nessuna luce sul palco, se non in alcune frazioni di secondo. Sembrerebbe che Liberato possa essere, molto probabilmente, il tipo pelato che compare nei video, in particolare in quello di “Gaiola portafortuna”. Resta da capire se questo tizio sia soltanto un attore o sia realmente la voce che ascoltiamo. Sul palco erano in quattro, Liberato, munito di cappuccio, che suonava anche la tastiera e altri tre incappucciati alle batterie elettroniche. Liberato oltre ad aver cambiato una strofa di “Gaiola”, citando i cori del Napoli, ha suonato altri tre pezzi: quindi tutto il suo repertorio più un inedito mai ascoltato prima. In sintesi: anche per questa volta il mistero resta irrisolto.
Ho aggiornato questo post e i canali di Stormi su quello che è accaduto la sera del live poche ore dopo l’uscita del post. Ringrazio i tanti che hanno messo like alla pagina o chi è tornato qui per aggiornarsi.

In attesa di nuove cose di Enne, annunciate già da giorni sui suoi Social, vi segnalo, tra le ultimissime uscite, il nuovo pezzo di Ombre cinesiNei”, secondo me lievemente sotto le aspettative del pezzo precedente. Non lo nego però: tifo per loro, quindi non desisto.

Un altro che merita una menzione – e che lo si tenga d’occhio – è L’ennesimo. Di seguito un suo brano di esempio intitolato “Artista emergente”, uscito poche settimane fa.

A proposito di Asia Ghergo, la reginetta (direbbe Contessa) dell’Indie, siamo in attesa di un nuovo inedito dal titolo “Giovani Fluo”. Speriamo possa esser rappresentata, questa volta, da un video migliore di quello che fu fatto per il suo primo inedito “2016”, che nella maniera più totale non le rendeva giustizia.
Contro gli hater di Asia Ghergo più ostinati segnalo questa meravigliosa cover di Coez, uscita due giorni fa:

Tra le cose da evitare in assoluto – sapete che vi segnalo sempre anche queste – Giovanni Conelli, che in “Istanbul”, brano noioso e poco piacevole, copia Canova e Coez, proponendo un nuovo video con turbofregna protagonista e telecamera in movimento.
Vi prego basta, non se ne può più.

Tra le nuove proposte invece c’è uno che si chiama Gristo, uscito pochi giorni fa con un nuovo pezzo “INAG”. L’assetto grafico ricorda un po’ quello di Pop X, Panizza & soci.

Il brano è totalmente strumentale, ma se volete qualcosa di suo con una voce e un testo (tra l’altro di livello) ascoltate “Dio dove sei?”.

Non cantano invece in italiano i John Canoe, che si confermano ancora una volta dei grandi con un pezzo e un video che letteralmente spaccano: “City of Who”, uscito pochi giorni fa.

Restando sulle band, anche gli Eugenio in Via Di Gioia erano usciti il mese scorso con “冰山角 (La punta dell’iceberg), video notevole, anche se il brano è forse un po’ troppo Lo Stato Sociale new way.

E mentre Franco Battiato, il trisavolo di tutti gli indie, cade e si rompe femore e bacino (gli facciamo gli auguri di una pronta guarigione)

e Cesare Cremonini esce con il nuovo album “Poetica” macchiando il pop italiano con una filosofica spruzzata aristotelica, io me ne sto tranqy qui a casa, ascolto “Infedele”, l’ultimo meraviglioso disco di Colapesce.
Esattamente con questa faccia.

Sto meglio. Anche se il braccio continua a dolermi. La nebbia fuori si sta diradando.
Prendo il telefono, chiamo Rubens e gli chiedo se ha posto per oggi, anche se è sabato. Barba e capelli.
Magari, per una volta, sono fortunato anch’io.