La sorprendente intervista a Max Collini sulla musica indie italiana

Ogni tanto fa bene cambiare. In particolare cambiare se stessi, o almeno provarci.
Scriveva Lev Tolstoj: “Tutti pensano a cambiare l’umanità, e nessuno pensa a cambiare se stesso”.

Nel frattempo io sto cambiando casa. Nel senso che Stormi si sposterà su un dominio di proprietà. I vecchi articoli di Stormi saranno comunque visibili sempre su questo sito. Dal prossimo post quindi sarò su un nuovo indirizzo. Non cambierà la grafica, ma troverete invece qualche rubrica nuova.

Ad esempio il post di questa settimana non sarà dedicato come al solito alle novità, ai promossi e ai bocciati o agli eventi principali della scena indie italiana. Il recap di tutto quello che sta uscendo lo pubblicherò la prossima settimana.

La rubrica, di cui questa intervista è il numero zero, si chiama “Le sorprendenti interviste di Stormi”. Volevo chiamarla “Le sorprendenti interviste di Natan Salvemini”, ma mi sembrava egocentrico e pesante e poi io sono un timido. Il titolo riprende ovviamente il primo album de I Cani: “il sorprendente album d’esordio de I Cani”.

Mentre inizia il Festival di Sanremo 2018, che avrà come protagonisti, tra gli altri, Lo Stato Sociale e vedrà sul palco ospiti come Gianni Morandi e Tommaso Paradiso in un inedito duetto, e mentre Calcutta esce con un nuovo imponente singolo “Pesto”, ho deciso – in mezzo a tutto questo casino – di chiedere conto a chi la scena indipendente italiana l’ha vissuta. Non è di certo mia intenzione far diventare Stormi il David Letterman Show dell’indie italiano, ma sono fermamente convinto che il dialogo sia ancora – sopratutto in un’epoca come la nostra, che invece il dialogo cerca di spezzarlo – un metodo valido e una strada da proteggere.

Comincia così con Max Collini degli Offlaga Disco Pax, e da qualche tempo anche degli Spartiti (con Jukka Reverberi dei Giardini di Mirò, CrimeaX, etc.), una serie di interviste alle figure più importanti della musica indipendente nostrana.

Ringrazio ancora Max per la disponibilità.

NATAN SALVEMINI: Nel tuo modo di fare musica cosa è cambiato dai tempi in cui suonavi negli Offlaga Disco Pax? Max Collini è sempre lo stesso oppure è cambiato e se sì percepisci un miglioramento? Quali sono le differenze principali tra il Max Collini di “Tono metallico standard” con gli Offlaga e quello di “Austerità” con gli Spartiti?

MAX COLLINI: Quando ho registrato le prime cose con gli Offlaga Disco Pax avevo 36 anni, il primo disco è uscito che ne avevo 38, ora ne ho 50. Ero un esordiente tardivo, non conoscevo quasi nulla di questo mondo e non sapevo che quel disco avrebbe completamente cambiato la mia vita di adulto. Oggi ho molta più consapevolezza e più comprensione di alcuni meccanismi. La differenza principale che trovo tra il me stesso di quando scrissi i testi di “Socialismo Tascabile per gli Offlaga Disco Pax e le mie esperienze artistiche odierne con Spartiti è che non ho più molta ansia da prestazione. Faccio quello che voglio con molta serenità, nel tempo che posso permettermi di dedicare a queste cose bellissime che ho il privilegio di poter fare. Non che prima fossi divorato dall’ambizione, sia chiaro, ma diciamo che forse adesso ho trovato il mio equilibrio tra quello che avrebbe potuto essere e quello che non sarebbe stato mai.

NATAN: Tralasciando le cose più antiche – degli anni ’80 e ’90 – considero te e Brunori un po’ come gli antesignani della musica indipendente come la si intende in questi ultimi tempi. Ti ho sempre considerato l’apripista di un certo modo di fare musica oggi. Al di là della vastità della scena contemporanea, della incredibile varietà di generi e sfumature che ci sono, io ci vedo (e sempre ci vedrò) qualcosa derivato dalla scena indipendente degli anni di “Socialismo tascabile”. La prova è l’ultimo pezzo de Lo Stato Sociale che s’intitola “Socialismo tropicale” e sembra, nel titolo, un ovvio omaggio agli Offlaga. È una specie di cerchio che si chiude. Anche tu hai senz’altro avuto i tuoi maestri. Ti va di dircene qualcuno e di spiegare il motivo per cui li consideri tali?

MAX: Considero i regaz de Lo Stato Sociale degli amici e ho avuto spesso l’occasione di collaborare con loro. A me pare che l’omaggio agli Offlaga Disco Pax (secondo me parecchio riuscito) lo abbiano fatto nel loro secondo disco con il brano “Linea 30”. È anche la canzone che apprezzo di più fatta da loro, non tanto per la scelta stilistica ma proprio per il testo scritto da Alberto “Bebo” Guidetti, che mi sembra molto personale e molto forte su un tema così complesso come è quello della strage di Bologna del 2 Agosto 1980 e che era già stata citata in un brano degli Offlaga Disco Pax (Sensibile). Considero determinanti nella mia formazione culturale alcuni autori e alcuni artisti che poi nel tempo hanno influenzato il mio modo di scrivere in qualche modo: il mio compagno di militanza nella Fgci e poi nel PCI negli anni ottanta Arturo Bertoldi, (suo il testo di “Cinnamon” degli Offlaga Disco Pax e coautore con me del testo di “Sendero Luminoso” di Spartiti), Federico Fiumani e i suoi Diaframma, i CCCP, gli scrittori Paolo Nori e Giuseppe Caliceti sono i primi che mi vengono in mente, ma a casa ho centinaia di libri e di dischi, non credo sia solo colpa di quelli citati insomma.

NATAN: A proposito de Lo Stato Sociale: tutti ricordano che avete collaborato molte volte. Mi piacerebbe sapere, al netto di tutto ciò che è passato sotto i ponti, cosa ne pensi della loro partecipazione al festival di Sanremo? Resti della tua idea sull’innato paraculismo dei componenti della band? Un altro che sta crescendo molto è Calcutta. Ha appena reso note le date dei suoi concerti. La prima a Verona all’arena e la seconda allo stadio di Latina. Cosa ne pensi del fatto che, da un tour lungo in piccoli club, chi può si sposta in due sole date negli stadi?

MAX: Penso che Lo Stato Sociale a Sanremo sarà molto divertente da vedere e sentire, aspetterei però a giudicare dopo aver ascoltato la canzone. A Sanremo ci sono stati tutti, artisti pessimi e artisti enormi, indipendenti alle prime armi arrivati lì quasi per caso e mostri sacri di ogni ordine e grado. È un pezzo della storia della canzone italiana e dell’industria discografica o quel che ne resta e non vedo niente di negativo se un gruppo che di certo non è possibile descrivere come nato in provetta nell’ufficio di una major o di un talent abbia l’occasione di giocarsi questa possibilità. Paraculi o no, sono passati in cinque o sei anni dalle cantine dove hanno iniziato la gavetta al Forum di Assago e a Sanremo, con alle spalle niente altro che loro stessi. Vale anche per Calcutta, che fino a prova contraria arriva da una gavetta altrettanto faticosa e che si è conquistato il suo posto nel mondo senza alcun altro motivo che non siano le canzoni che ha scritto.

NATAN: La scena indie attuale è in continua trasformazione, ogni giorno nascono nuovi progetti più o meno validi. Forse mai la musica indipendente ha vissuto un’epoca così produttiva. Con tutte le conseguenze del caso: quindi più produzione di cose valide, così come più produzione di cose meno valide. Almeno questo è ciò che penso. Sappiamo tutti che il termine “indie” non ha più, almeno allo stato attuale delle cose, un senso ben definito. Al momento forse non identifica nulla. Nemmeno più un’attitudine. Qualcuno, per la direzione pop che sta prendendo un po’ tutta la scena attuale, ha proposto l’utilizzo del termine “itpop” facendo il verso al “britpop” degli anni ’90. Cosa ne pensi tu? Definisci a tuo modo il termine “indie”. Senti di esserne parte o di averne fatto parte? Se dovessi scegliere: major, etichetta indipendente o autoproduzione? Motiva la tua scelta.

MAX: Senza ipocrisia: a volte devi autoprodurti perché nessun altro è disposto a farlo. Non sempre è una scelta, qualche volta è una necessità e basta. Non ho mai avuto modo di confrontarmi con una major, ma credo che oggi uscire per una piccola indipendente agguerrita sia più produttivo e semplice che per una major bollita. Lo dico per esperienze riportatemi da altri, a me nessuno ha mai bussato alla porta per dirmi: “ciao, sono la Sony (oppure la Warner o chi vi pare), farò di te e delle tue canzoni i nuovi Beastie Boys (per dire, mettete un nome a piacere), qui ci sono centomila euro, ci rivediamo tra sei mesi”. Temo che non sia mai capitato a nessuno, almeno in Italia e non negli ultimi anni. Faccio parte fieramente della scena indipendente italiana, che dieci anni fa era certamente più piccola di adesso ma che ha permesso a tanti artisti di costruirsi un percorso solido e con contenuti non omologati. Ora che c’è un pubblico potenzialmente infinito là fuori magari osare qualcosa di più ogni tanto non guasterebbe.

NATAN: Passiamo ai fatti. Chi sono i musicisti che segui e che apprezzi del panorama musicale attuale? Per cosa li apprezzi? Mi piacerebbe anche sapere se ci sono brani loro che ti hanno colpito particolarmente. C’è invece un musicista o una band che sei convinto non riuscirai a capire mai?

MAX: Come ho avuto modo di dire spesso, negli ultimi tempi ho seguito e apprezzato molto Motta, del cui disco di due anni fa mi sono completamente innamorato. Apprezzo molto anche Vasco Brondi e I Cani, il cui secondo album “Glamour” (non tutti lo sanno) fu realizzato con la produzione artistica di Enrico Fontanelli degli Offlaga Disco Pax (poi scomparso, purtroppo, qualche mese dopo l’uscita di quel disco). I miei gusti si sono però formati, inevitabilmente, in un’epoca diversa da questa e i miei preferiti restano artisti un po’ più “antichi”, tra questi cito volentieri i Virginiana Miller, il cui nuovo album dovrebbe uscire a breve. Ovviamente ci sono anche tante cose che non mi piacciono, ma non vedo perché dovrei occuparmene, se una cosa non mi piace non la ascolto e fine, non è che mi debba piacere tutto e non credo lo desiderino nemmeno gli stessi artisti di piacere a tutti. È già tanto piacere davvero a qualcuno, fidati.

NATAN: Ti piace l’ultima di Liberato? Sarei curioso di avere un tuo parere al riguardo. E invece di Carl Brave x Franco126 cosa pensi? Dell’ultimo doppio disco di Cosmo? Di tutti gli artisti della scena contemporanea ti piacerebbe collaborare un giorno con qualcuno? Mi vengono in mente ad esempio Iosonouncane, Colombre o Motta.

MAX: Mi sono piaciuti molto i primi due singoli di Liberato, gli ultimi due invece un po’ meno. Apprezzo molto Cosmo, un altro che la gavetta se l’è fatta tutta prima coi Drink to me e dopo col primo disco, certamente accolto meno trionfalmente dei due successivi. Di Carl Brave non so quasi nulla e ho sentito solo un paio di pezzi, temo non sia la mia tazza di té. Ammetto di conoscere pochissimo anche Colombre. Ho molta stima sia umana che artistica per Iosonouncane e Motta, avere l’occasione di collaborare con loro sarebbe davvero un grande piacere, oltre che un onore. Conosco benissimo personalmente tutti e due, per cui non si sa mai…

NATAN: Quanto importante per te è stata la letteratura nel tuo lavoro? I tuoi testi, sia con gli Offlaga Disco Pax che con gli Spartiti, contengono una carica poetica elevata. Al di là del fatto che la tua prerogativa sia la lettura invece del canto, ho sempre immaginato che il tuo lavoro scaturisse da letture ben precise. Cosa stai leggendo ultimamente? Se dovessi stilare una lista dei cinque autori preferiti chi sceglieresti, indicami cinque nomi e cinque titoli. Un autore invece, contemporaneo o del passato, che non hai mai sopportato?

MAX: Ho un diploma di geometra e poi ho frequentato per un po’ la facoltà di Lettere a Bologna, ma l’ho mollata dopo un paio d’anni. Non ho quindi una formazione classica e in generale le mie letture sono sempre state disordinate e non necessariamente sono quelle che potresti aspettarti. Leggo moltissimi autori contemporanei italiani, oltre al già citato Paolo Nori mi piacciono molto Simona Vinci, Gianluca Morozzi, Marco Philopat. Tra gli stranieri una delle mie passioni assolute è stato Henning Mankell, i cui romanzi forse non mi hanno influenzato direttamente, ma sono tra le cose che ho amato di più. Se non lo avete ancora fatto vi consiglio di leggere “Limonov” di Emmanuel Carrère e “Open” di André Agassi: sono usciti qualche anno fa ma restano clamorosi anche a distanza di un lustro. Temo di essere più pop nelle letture che negli ascolti. Può capitare. Su quelli che non ho mai sopportato ti racconto questa: dopo avere adorato “Jack Frusciante” di Enrico Brizzi alla sua uscita, che reputo un libro bellissimo, ho avuto invece qualche difficoltà con alcuni suoi romanzi successivi, in particolare ho odiato con tutto me stesso “Razorama”, uscito nel 2003 e che trovai davvero irritante. Ho poi però dovuto ricredermi, e di molto, con i libri che ha pubblicato alla fine del decennio scorso: “L’inattesa piega degli eventi” è un romanzo bellissimo secondo me, a riprova che se uno è bravo è bravo, a prescindere da qualche inevitabile passo falso. Vale anche per il romanzo successivo, “La nostra guerra”, del 2009. Ve li consiglio entrambi.

NATAN: Mi racconteresti (decidi tu quanto approfonditamente) il progetto Spartiti?

MAX: “Spartiti” è un percorso nato assieme a Jukka Reverberi dei Giardini di Mirò e in origine voleva essere (per me) un modo di rapportarmi compiutamente con le parole di altri autori e non solo con i miei testi, mentre per Jukka una occasione per lavorare per la prima volta e in modo non convenzionale con la lingua italiana, che nelle sue varie esperienze non aveva mai affrontato. Nel tempo è diventata la cosa più importante per me dal punto di vista artistico, vista la dolorosissima scomparsa degli Offlaga Disco Pax. Jukka è un musicista con orizzonti assai vasti e a volte imprevedibili e negli ultimi tre anni abbiamo pubblicato un minialbum dal vivo autoprodotto nel 2014, un album (“Austerità”, su Woodworm Label) nel 2016 e un Ep (“Servizio d’ordine”, sempre su Woodworm) nel 2017 e fatto qualcosa come centoventi concerti dal vivo. È una dimensione sonora e artistica diversa dagli ODP, ma la trovo altrettanto interessante e ne vado molto fiero. Pur essendo nati senza troppe ambizioni ci siamo tolti grandissime soddisfazioni, la più grande delle quali per me è quella di esserci conquistati casa per casa, strada per strada, un pubblico che non è solo la mera riproposizione di una parte di quello che avevamo già con i nostri rispettivi gruppi. Attualmente sto collaborando con Massimo Zamboni dei Cccp/Csi per lo spettacolo teatrale “I SOVIET + L’ELETTRICITÀ”, dedicato ai cento anni della Rivoluzione d’Ottobre. Sul palco canto, con lui e Fatur a fianco (e Angela Baraldi e altri musicisti), brani come “Radio Kabul”, “Militanz”, “Guerra e Pace”, “Fedeli alla linea”, “Live in Pankow”. Non potete nemmeno immaginare come io possa sentirmi a dare la voce a quel repertorio, a quelle canzoni che da ragazzo consideravo completamente (ehm) rappresentative di ciò che sentivo di essere. Se uno ci pensa, non ci può credere.

Sarebbe bello, arrivati a questo punto, che mi scriveste o via social o via mail a natan.salvemini@gmail.com chi vorreste che intervistassi ne “Le sorprendenti interviste di Stormi”. E perché no le domande che vorreste fargli/le.

Ricordo che potete seguire il mio blog personale Stormi anche su FacebookInstagram o ascoltare la playlist su Spotify con dentro le cose migliori che segnalo ogni settimana.

Baci anarchici.